Sono appena tornato dal lavoro. Mangio con mia madre, guardo le notizie di sport alla TV e mi preparo per una riposante pennichella. Sono iniziate ora le telenovele che guarda mia madre. Lei mi dice qualcosa, ma io non capisco e non rispondo. Quello che mi dice è semplice e me lo ripete, ma io continuo a non recepire. All'improvviso, da sereno, com'ero prima, divento serio e preoccupato. Comincio a ripetere mentalmente che ho sbagliato, che sono un fallito, che non sono nessuno. Poi lo dico a mia madre, la quale aveva già capito dal mio sguardo che mi è venuta l'ansia. Bisognerebbe non lasciarsi imprigionare dai pensieri o dai ricordi e viverli con distacco, ma in quel momento le cose del mio passato mi sembrano più brutte di quanto realmente siano state e mi tormentano abbassando la mia autostima. Mi sento orribile; ho sensi di colpa che mi perseguitano, sto male e ho paura. Ho paura che gli altri abbiano un pessimo giudizio di me, ho paura di un pericolo che non è reale ma che mi spaventa. Non riesco a riposare e non riesco a fare nulla. Passo tutto il pomeriggio in balia delle mie sofferenze. Mia madre cerca di rincuorarmi: mi dice che anche a lei succedeva, poi con gli anni tutto si è risolto. Verso sera la morsa dell'ansia si fa più lieve. Una vampata di tepore mi sale da dentro e mi sento più sereno. Avevo altri programmi per oggi, ma non è stato possibile fare quello che volevo. Spero che domani vada meglio.