Una calma accettazione del destino, che non è rassegnazione ma ritrovata serenità.
Non cerco più di essere ciò che non sono, ma accetto di essere quello che sono: non solo accetto la forza che possiedo ma anche la mia debolezza, i miei limiti.
Questo non significa che rinuncio e lascio tutto così com'è: posso e devo lavorare per migliorare me stesso, ma accetto di portare il peso dei miei difetti.
Per natura l'uomo, per quanto è possibile, cerca di evitare il dolore e la sfortuna. Nel mio caso, li accetto e in questo modo mi voglio più bene.
I miei limiti mi ricordano che nel mondo materiale non posso andare oltre una determinata distanza, ma questo mi consente di riscoprire grandre consapevolezza interiore: dentro di me c'è un mondo fantastico, e nel mondo dello spirito non ci sono condizionamenti.
Accetto la sofferenza per aprire le porte ad una dimensione senza confini.