E’ estate, siamo vicini a ferragosto. Sulla spiaggia, sta avendo luogo un concerto di Irene Grandi. Un addetto al suono si avvicina agli strumenti e, imitando la folla che incita la cantante, intona “Irene”, “Irene”. Accanto a lui, un ragazzo è scalzo sulla sabbia. Ha le braccia appese alla recinzione che separa il palco dal pubblico e si muove al ritmo della canzone eseguita dai musicisti. Batterista e chitarrista sono ispirati e suonano i loro strumenti divinamente, il concerto sta riuscendo alla grande e si stanno divertendo tutti. Alla frase: "senza più catene”, cantata dalla famosa artista, il ragazzo stacca le braccia dalla griglia della transenna. Poi guarda l’addetto al suono che gli è vicino e gli sorride. Questo è colpito da quel sorriso e l’immagine gli resta impressa nella memoria come una fotografia.
Al concerto ci siamo anche io e il mio amico Gioele. Consumiamo una birra, in un bar, prima di raggiungere la folla sotto il palco. La musica mi piace e comincio a muovermi preso dalle canzoni. Abbiamo entrambi le ciabatte e le togliamo per camminare sulla sabbia. Il mio amico resta più indietro, mentre io mi avvicino ai musicisti. Vedo un tecnico del suono che compie le azioni sopra descritte e la mia mente ricorda: questa situazione l’ho già vissuta in un sogno lucido. Ho sognato quell’uomo che faceva e diceva quelle cose e nel sogno io ero lui.
Ascoltiamo le ultime canzoni, poi Irene col disaccordo del pubblico che vorrebbe continuasse a cantare si accomiata salutando tutti e dedica un saluto speciale allo “zio”. Sento che il saluto è indirizzato a me.