E’ il mese di marzo del 2013 e da alcuni giorni il mio cervello macchina senza sosta.
Mia madre è andata a Boario per seguire una conferenza che durerà tre giorni: è presidente di una associazione di volontariato e ogni anno è chiamata a presenziare a questi eventi.
Poco prima che partisse, ho fatto un sogno inquietante: il diavolo, manifestandomisi con l’aspetto di mia madre, mi disse che stava morendo e in tre giorni sarebbe morto.
Sono ora in piena battaglia col maligno e la lotta, dal mondo onirico si è trasferita nella realtà. Il teatro in cui ha luogo il conflitto è il mio corpo e i due combattenti sono l’Arcangelo Michele e Satana. Come armi per rispondere ai colpi del maledetto, oltre al pensiero, alla telepatia, al sarcasmo, utilizzo la musica. Gli artisti in questo periodo storico sono ispirati e mi aiutano moltissimo non facendomi sentire solo.
Dopo un paio di giorni di intensa attività psichica, sono confuso. Vado al lavoro, ma non riesco a concludere nulla, perché sono in tilt. Così, nel pieno della mattinata, me ne torno a casa.
Nel frattempo è tornata mia madre, vede che sono in crisi, ma attende nella speranza che mi possa passare da sola.
Il cibo ha un sapore fortissimo e non riesco a mangiarne più che un assaggio.
I colleghi mi cercano per sapere come sto e mia madre spiega la situazione. Lei è sempre la mia salvezza e, il mattino seguente, chiama l’ambulanza per un T.S.O.
Mi alzo dal letto chiamato da mia madre e mi dirigo in salotto dove trovo una decina di persone tra crocerossa, medico, polizia e carabinieri. Il medico mi vuole fare l’iniezione per calmarmi, ma non riesce, perché mi dimeno e respingo i dieci uomini che cercano di tenermi fermo. Alla fine, il dottore, spazientito, chiede ai carabinieri di ammanettarmi, anche se loro non lo fanno. Dopo un po’, riesce a farmi quattro iniezioni e mi calmo.
Nel fare le scale per raggiungere l’ambulanza, mi sento tornare indietro negli anni in brevissimo tempo e la cosa mi sembra incredibile. Il mio corpo si muove e io lo seguo anche se resto fermo. Parto dall’essere un gigante per tornare a essere un bambino e quando mi ritrovo sul lettino in pronto soccorso sono un neonato. In reparto sono contenuto e mi imboccano il pranzo. Ad ogni boccone reagisco e parlo come un bambino.
Sono tornato indietro nel tempo e sono rinato più forte di prima.